Quando vedo film come THE WICKER MAN (1973, Robin Hardy) o SCIPIONE DETTO ANCHE L'AFRICANO (1971, Luigi Magni), film di genere molto diverso tra loro, ho l'impressione di riprendermi improvvisamente da un incantesimo. Mi risveglio dall'assuefazione a un cinema soporifero, che addormenta lo spirito critico, di intrattenimento nel senso deteriore del termine. Un cinema innocuo, che non fa pensare: il cinema che riempie le sale in questi anni. Che certo è fatto bene, da grandi professionisti e con enormi capitali, ma che spesso è un po' inutile. Parlo in generale, ovviamente. Quando, dicevo, mi capitano sotto gli occhi film come quelli citati prima, mi sorprendo. Magari non sono perfetti sotto il profilo tecnico e, visti oggi, sembrano un po' poveri. Hanno però una ricchezza rara: un'idea forte che ti stimola e che ti scuote, ti chiama in causa. Nel caso di THE WICKER MAN si tratta di uno sguardo trasgressivo nei confronti dell'esperienza religiosa, in SCIPIONE è invece in gioco l'idea di democrazia. Guardateli, per farvi un'idea.
martedì 11 marzo 2008
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