Ovvero STUDIO CULTURALE SULL’AMERICA A BENEFICIO DELLA GLORIOSA NAZIONE DEL KAZAKISTAN, narra le avventure statunitensi di un anchorman kazako, fratello della quarta miglior prostituta del paese. Il film fa ridere, non c’è che dire, però non mi è piaciuto fino in fondo. Mi è sembrato uno di quei mezzi reality che vanno in onda su MTV e infatti uno dei pregi del film è la durata contenuta (poco più di un’ora). Nello stile del mockumentary, i documentari su realtà inventate, alterna momenti di fiction a riprese dal vivo di situazioni nelle quali sono coinvolte persone non consapevoli di quello che sta accadendo. Devo dire che i momenti più divertenti non sono tanto le “candid camera”, come invece capita solitamente in questo genere di prodotti, quanto le situazioni costruite a tavolino, come la descrizione del finto e assurdo paese kazako o il combattimento in albergo fra Borat e il suo grasso produttore, entrambi nudi. Aggiungo che Sacha Baron Cohen, l’attore protagonista, è molto bravo e sorprendentemente diverso dai personaggi che ha interpretato (Ali G, Borat, Bruno) nella sua carriera di comico televisivo. Inoltre si può permettere di scherzare, pesantemente e senza complessi, sull’antisemitismo come solo un ebreo può fare.
mercoledì 2 aprile 2008
BORAT
Pubblicato da Anonimo alle 11:26
Etichette: Forti di stomaco, Zetavisioni
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1 commenti:
Che dire... un film kazako...
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