lunedì 23 giugno 2008

KAMIKAZE GIRLS

I giovani in Giappone sono davvero moooolto fantasiosi.Amano travestirsi nelle maniere piu' pazze ed ogni stile corrisponde ad un gruppo e ad un modo di pensare ben preciso.Personalmente lo trovo positivo.Non seguono a capo chino la moda ma inventano tante mode tanti stili tanti modi di essere.Si chiama il COSPLAY , neologismo nato dall'abbreviazione di "costume play". In sostanza, ci si maschera da personaggio dei manga (fumetti) o degli anime (cartoni animati), curando al massimo i dettagli ed assumendone in tutto e per tutto l'identità.


E proprio in questa realta' multicolor che si inserisce il film KAMIKAZE GIRLS,film culto in Giappone che ha trovato anche in Italia numerosissimi fan .Trama:Momoko (Kyoko Fukada celebre pop star ) è una graziosa ragazza giapponese di Shimotsuma (città di provincia presso Ibaraki), che vive con una nonna alquanto stramba e con il padre – boss mancato della Yakuza e commerciante di capi di abbigliamento contraffatti (versach)– ed ama vestire secondo la moda delle gothic ‘lolita’, ispirata al periodo vittoriano rococò. Quando l’attività del padre fallisce, Momoko decide di vendere su internet i capi di magazzino rimasti per spenderne il ricavato nei vestiti da bambola che tanto adora, del costoso negozio “Baby, the stars shine bright” di Tokyo. È così che conosce Ichiko (Anna Tsuchiya), una coetanea ribelle e sboccatissima, appartenente alla gang di motocicliste ‘Ponytails’, e che invece è interessata ai capi taroccati di Versace. Momoko e Ichiko non potrebbero essere più diverse: solitaria, stralunata e legata ad un immaginario mondo settecentesco la prima, mascolina, violenta e graffiante la seconda. Eppure tra le due nascerà una bella amicizia che le porterà in una sarabanda di colorate avventure.Tratto dall’omonimo romanzo-best seller in Giappone di Novala Takemoto, Kamikaze Girls è colorato, pop, sfrontato, irriverente, a tratti eccessivo e folle come solo un prodotto giapponese sa essere: un curioso e riuscito esempio di cinema che sa fondere stili diversi,con toni da videoclip (non a caso il regista Tetsuya Nakashima proviene dal mondo degli spot pubblicitari) ed una fotografia che fonde l’iconografia degli shojo manga ad un caleidoscopio di situazioni grottesche ed al limite del possibile, cariche di comicità folle e schizzata. Momoko e Ichiko, sono lo specchio dei due estremi della gioventù giapponese, la prima tutta casa, musica classica, e look da lolita, la seconda indisciplinata, grezza, sempre per strada in cerca di guai.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Gaia, col tuo fiuto hai anticipato questo servizio de La Repubblica.
http://parma.repubblica.it/multimedia/home/2478956

Saluti