Mongolia del Sud. E’ primavera nel Deserto Dei Gobi, una famiglia di pastori nomadi alleva cammelli. Aprile e maggio sono i mesi delle nascite dei cuccioli. La vita quotidiana è fatta di rituali, mansioni da svolgere con costanza e umiltà, di offerte agli spiriti, di tempeste di sabbia e di canti. L’ultimo nato, un cucciolo bianco, viene respinto dalla madre, una giovane cammella stremata da due giorni di parto che si rifiuta di allattarlo. Tutti i tentativi per avvicinare la madre al piccolo falliscono fino a quando si ricorre ad una sapienza antica, un arcaico e affascinante rituale. Non voglio dirvi di piu'.Il resto va vissuto insieme a questa piccola tribu' nomade che vive in perfetta sintonia con la natura.Uomini e animali che vivono in profondo rispetto gli uni per gli altri .Agnellini,puledri e bimbi tutti da amare ed ascoltare.Questo documentario narrativo ha una storia particolare:Studente di Cinema a Berlino, Luigi Falorni, arrivato in Germania dal Mugello,si era lasciato convincere dalla compagna di corso mongola Byambasuren Davaa a presentare come tesi di laurea un documentario da filmare in Mongolia, nel deserto dei Gobi, dove una famiglia di nomadi era alle prese con una madre cammello che non riconosceva più il figlio.Una volta realizzata, la pellicola dei due studenti, ha prima entusiasmato gli spettatori di un festival in Germania, per poi commuovere le platee del Festival di Toronto. A quel punto il documentario è diventato un fenomeno in tutto il mondo facendo incetta di premi fino ad arrivare alla canditatura agli Oscar 2005. Se ancora non lo avete visto ,recuperate questo gioiello di pura poesia e bellezza.Raramente un finale mi ha emozionata cosi'. Se ne avete voglia leggetevi questa intervista a Luigi Falorni..che possa essere di incoraggiamento a tanti giovani cineasti.
domenica 28 settembre 2008
LA STORIA DEL CAMMELLO CHE PIANGE
Pubblicato da gaia rosa alle 15:41
Etichette: Zetavisioni
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