Bellissimo,ennesimo tributo alla letteratura di Stephen King del grande regista Frank Darabont questo film ispirato al racconto Nebbia ,contenuto nella raccolta dal titolo Scheletri.Trama:Siamo in un piccolo paesino del Maine. Dopo una violenta tempesta la città viene accolta da una fitta foschia. Sembra nebbia ma non lo è. C’è qualcosa in quella nebbia, qualcosa che uccide… e per salvarsi un gruppo di persone ripara in un supermercato. Fortemente coinvolgente la storia ,per la diversa angolazione narrativa degli accadimenti rispetto ad altri film del genere mostri ecc..L'angoscia piu' grande ce la regalano le diverse oscurita' dell'anima dei personaggi ,e il loro modo di reagire e interagire nelle difficolta';perche' le cattiverie umane sono qualcosa piu' reale e tangibile per noi ,rispetto a tentacoloni e mosche giganti.La predicatrice invasata interpretata magistralmente da Marcia Gay Arden il vero mostro del film , arrivera' a voler sacrificare addirittura un bambino in nome dell Altissimo.Forte denuncia della societa' americana quindi in un film davvero ben riuscito.Peccato peccato peccato il finale....
lunedì 13 ottobre 2008
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1 commenti:
Cara Gaia, questa volta non sono d'accordo: evviva, evviva, evviva il finale del film. :-) Gli autori della trama ci raccontano i personaggi per filo e per segno, in un contesto apocalittico, facendo abbondante uso di dialoghi stereotipati e luoghi comuni. I militari casinisti che provocano la fine del mondo, il buzzurro americano red-neck, l’eroe padre di famiglia, la predicatrice invasata, la saggia e arzilla professoressa del liceo e via dicendo. Subito capiamo chi siano i buoni, i vincenti, i giusti. Nel supermercato si scatena una guerra di ideologie: laicismo contro oscurantismo religioso, fede contro razionalità, comportamenti civili contro rozze prevaricazioni. E’ immediato scegliere con chi stare, sappiamo chi ci porterà alla salvezza alla fine del film. Eppure il regista non ci prende in giro, non nasconde episodi che potrebbero farci capire veramente come stanno le cose. Ma non c’è niente da fare: noi scegliamo automaticamente i civili, buoni, forti, saggi, razionali eroi. Fino al redde rationem finale, quando il film arriva alle sue logiche conseguenze. E allora gli autori con una bella risata (è con il sorriso che sono uscito dalla sala) ti sbattono in faccia la tua assenza di senso critico, la nostra facilità ad appiattirci sugli stereotipi, l’incapacità di mettere in discussione le (presunte) certezze. E lo smacco più grande è che abbiamo fatto tutto da soli!
Stiamo tutti in mezzo a una nebbia indecifrabile e ognuno sceglie le proprie strategie di sopravvivenza. Chi può giudicare le altrui o insegnare le proprie al prossimo?
Forse solo una madre che risponde alla chiamata dei figli.
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