domenica 6 aprile 2008

Arrivederci amore, ciao

Questo vuole essere un post di critica e insieme di elogio. Prologo sintetico e oscuro: ad una riunione di lavoro ho giurato sulle Sacre Scritture che Arrivederci amore, ciao non è esattamente un film per educande. Qualche tempo dopo un collega mi ha informato che aveva chiesto personalmente ad Alessio Boni lumi sulla pellicola incriminata e l'attore, giurando sempre sulle Sacre Scritture, aveva risposto candidamente che il film da lui interpretato "non era poi così forte, pota pota pota!". La mia memoria cinematografica aveva fatto cilecca? Ho rivisto Arrivederci amore, ciao non solo per assicurarmi di non essere affetto da demenza senile precoce ma anche perchè volevo davvero rivederlo, questo film. Passato letteralmente in sordina (ecccerto...la S.S. Trinità Muccino-Vaporidis-Scamarcio hanno blobbizzato critica, pubblico e Anicaflash da troppo tempo, oramai) l'ultimo lavoro di Michele Soavi è letteralmente un miracolo (suvvia...un termine religioso in più o in meno!) nell'asfittico e stagnante panorama cinematografico italiano. Il grande Michele Soavi, ghettizzato da anni sul piccolo schermo seppur con dignitosissimi risultati, abbandona l'horror del Maestro Dario Argento (che l'allievo ha ormai brillantemente superato e pure doppiato) e si avventura sulla pericolosissima strada del noir all'italiana. Celluloizzando l'omonimo romanzo di Massimo Carlotto, il regista da vita ad un'epopea nera che più nera non si può dove non c'è una netta distinzione manichea tra i personaggi: sono tutti cattivi o molto cattivi. Il protagonista Giorgio Pellegrini (interpretato da Alessio Boni) ex brigatista, ex guerrigliero, ex braccio destro del boss, ex rapinatore, ex assassino, ex tutto non cerca la redenzione aiutando vecchiette ad attraversare la strada ma ammazzando a più non posso per tutta la durata del film chiunque si metta fra di lui e il suo meramente burocratico processo di riabilitazione giuridica e sociale. Se poi ad aiutarlo c'è un vice-questore della Digos luciferino e corrotto fino al midollo (quando Michele Placido incarna il Male un Premio Oscar sarebbe troppo poco) la trama si infittisce... Una trama stupenda che ti tiene col fiato sospeso fino alla fine, inquadrature al limite del virtuosismo, interpreti in stato di grazia, una colonna sonora che spazia dalla musica leggera italiana anni '60 fino al rock straniero dei giorni nostri fanno di questo film una perla rara da recuperare e ammirare più volte. Epilogo sintetico e chiaro: caro Alessio Boni, giuro sulle Sacre Scritture che hai interpretato uno dei film italiani più belli degli ultimi anni ma non puoi proprio pretendere che magari un giorno possa fare da traino a La vita è meravigliosa la sera della vigilia di Natale!






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