Come quasi tutti gli assassini protagonisti dei film di Dario Argento anche io avevo promesso a me stesso di darci un taglio. Affidare un ruolo a Silvio Muccino nell' horrorribile Il Cartaio mi era sembrata l'ennesima picchiata di una luminosissima carriera che ormai vegeta da troppo tempo in stato di accanimento terapeutico. Ieri sera però, dopo mesi di tentennamenti, ho deciso di farlo: dovevo vedere per forza La Terza Madre , la chiusura della trilogia stregonesca/infernale iniziata con Suspiria e proseguita con Inferno. Il tentativo di risalire la china con un ritorno al passato mi è sembrato riuscito solo a metà. L'unica sensazione che ho provato alla fine della visione è stata un'immensa nostalgia di quel che fu Dario il Grande, della sua genialità che ci ha regalato dei capolavori assoluti del brivido. A questo proposito gustatevi l'accompagnamento musicale di Inferno (per una volta non dei Goblin ma di Keith Emerson), danza macabra ideale per un perfetto e indimenticabile incubo visionario.
martedì 29 aprile 2008
LA TERZA MADRE Panta rei, Mater Lacrimarum!
Pubblicato da pasquale ametrano alle 11:03
Etichette: zetaomaggi, Zetavisioni, Zoundtracks
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5 commenti:
Che delusione! Ormai dobbiamo farcene una ragione: il Dario Argento dei tempi che furono è ormai perso per sempre, nonostante le riuscite prove date nella serie master of horror. Tra le molteplici noti dolenti del film: la recitazione in generale (e quella di Asia Argento in particolare), la sceneggiatura (vedi ad es. la scena in cui Asia getta il cellulare per non essere rintracciata e poi si reca a casa o il finale, del tutto tirato via), le continue apparizioni del fantasma della madre di Asia, che fanno ridere, richiamandomi alla mente la fatina di Jean Claude di Mai dire martedì della gialappas. Insomma, sarebbe stato meglio che la trilogia fosse rimasta incompiuta...
Ciao Ametraaaaaano!
Giuseppe S.
Ascoltando le interviste di Dario Argento alla promozione del suo film(?),mi colpiva la sua grande carica nel denunciare la pochezza del cinema italiano che raccontava soltanto commediole adolescenziali con sfondi scolastici o universitari.Detto fra noi,a vederlo cosi' in forma ci ho sperato che"la terza madre" potesse riportarci agli antichi fasti.....(sigh).
Questo film e' talmente brutto che ho pensato:D.A. o e'impazzito o piu'semplicemente e' un autore che non ha piu' niente da dire(neanche con i suoi memorabili piani sequenza).D.A. in quet'opera commerciale,senza capo ne' coda scopiazza in modo maldestro "il codice da vinci",aggiungendoci qualche sequenza splatter,3 mostri che appaiono all'inizio,una scimmia(?)e tante altre cose che spero di rimuovere dalla memoria al piu'presto(la sceneggiatura pero' sara' difficile dimenticarla:lei-"so' che mi prenderai per pazza ma io ho sentito una voce nella mia testa che mi diceva di scappare e le porte chiuse a chiave si sono aperte da sole" lui-"devo andare a parlare con il prete,e' un esorcista e puo' aiutarci" lei-"non puoi credere a queste sciocchezze,noi siamo scenziati...!).Probabilmente far massacrare 3(dico tre)bambini nel suo film(?)lo fara' sentire un autore scomodo,politicamente scorretto,uno coraggioso....che tristezza....!
Personalmente non sono rimasto deluso: è da tempo che non mi aspetto più nulla dall'ex-grande regista del horror italiano. E proprio per questo non mi sento di bocciare in toto questo film. La recitazione di Asia Argento non riesco a giudicarla. Nei film del padre, soprattutto in questo, mi sembra che lei ci stia proprio a pennello. Funziona. I problemi di sceneggiatura ci sono, ma sono infinitamente minori di quelli ai quali ci ha abituato Argento con i suoi ultimi lungometraggi (vedi IL CARTAIO o NON HO SONNO). Anzi mi è sembrata molto ben costruita la scena con Philippe Leroy: l'alchimista reagisce in modo molto verosimile, conquistando prima la fiducia di Asia Argento per poi immobilizzarla e interrogarla.
Infine, ho apprezzato la denuncia del romano Argento contro la violenza e la pazzia che dilaga per le strade di Roma. E' ovviamente un'esagerazione, ma le mamme che uccidono i figli, gli uomini che si scannano per problemi di parcheggio, la Stazione Termini invasa da streghe mi sembrano portare alla luce il disagio che si può provare nel vivere in una metropoli sempre più anonimo non luogo e sempre meno comunità.
Come sia possibile dire che la recitazione di Asia Argento funzioni nella Terza Madre non lo riesco proprio a capire. Proprio il fatto che non sia giudicabile nei film del padre dovrebbe essere un evidente segnale delle sue doti. Salvare poi la sceneggiatura di un film solo perchè meno peggio di altre opere(?) precedenti lascia il tempo che trova. La riconoscenza che si può eventualmente avere verso un regista che ci ha regalato perle del cinema giallo/horror italiano non può certo portare a bendarsi gli occhi e scusare certe cadute.
Effettivamente quest'ultima osservazione di Anonimo mi colpisce e mi fa capire meglio cosa volevo dire nel commento datato 5 agosto. Sì, c'era in filigrana la volontà di spezzare una lancia a favore di Dario Argento. Ho voluto di proposito evidenziare gli aspetti positivi della pellicola, non lo nego.
Ho letto recentemente un articolo di un critico cinematografico che ricordava quanto lavoro, quanto sudore, quanta forza e quanta passione ci sia dietro la realizzazione di un film. Cerco di ricordarmelo sempre quando scrivo una delle mie zetavisioni.
Ciò, è chiaro, non deve inficiare il giudizio sull'opera. Nel caso di Argento, dopo un post e ben due commenti negativi, mi sembrava il caso di evidenziare anche altro.
Detto questo, e ringraziando per il commento di Anonimo, vorrei ribadire che Asia Argento mi sembra l'interprete perfetta dei film del padre. Io noto un'alchimia speciale tra questo regista e questa attrice, anche disturbante a volte, ai limiti dell'incestuoso. E tutto questo mi sembra in armonia con il tono generale degli ultimi film di Argento. Per questo dico che Asia funziona. Non ho detto che è brava o cagna, ho detto che è perfettamente adeguata. Per quanto riguarda la scenggiatura confermo che, a mio giudizio, ha meno problemi del CARTAIO o di NON HO SONNO.
Vedremo cosa ci riserverà il prossimo film del regista romano.
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