A margine del Gran Gala' di premiazione del festival internazionale di cortometraggi What's in your city?, tenutosi nell'ambito dell'edizione 2008 del Meeting di Rimini, abbiamo intervistato il Presidente della giuria, Pupi Avati.
Presidente Avanti, durante il Galà avete mostrato una selezione delle opere migliori e ne avete premiate tre. Ha dato prova di grande generosità nel trattare ogni filmato con attenzione e rispetto, dedicando un commento puntuale a ogni cortometraggio. Qual è il suo giudizio sulla serata finale del festival?
Abbiamo voluto premiare i lavori attraverso i quali passa un'identità, dietro ai quali si scorge un essere umano. Abbiamo premiato chi è stato indipendente, chi si è dimostrato autonomo dall'omologazione. Ogni identità ha una sua bellezza.
Avete scoperto dei nuovi registi?
Un autore si riconosce nel tempo. Se anche Bergman diceva che solo dopo aver realizzato sette film era riuscito a fare un lungometraggio che somigliava al film che voleva effettivamente fare, è molto difficile che si possa scoprire un autore autentico dopo un solo cortometraggio.
I costi contenuti di videocamere e computer consentono a chiunque di cimentarsi con il linguaggio cinematografico. Quali sono le sue riflessioni in merito?
In tutto il materiale che ho modo di vedere, realizzato con gli strumenti da lei citati, noto una grande dose di autoindulgenza. Si punta a dare il meglio di sè nei titoli di testa e nei titoli di coda. Ma l'importante è quello che sta in mezzo! Dobbiamo assolutamente uscire da un equivoco: non è quello il cinema. Quando ho cominciato io, prima di girare con la pellicola a 16mm, si valutava attentamente cosa si sceglieva di riprendere. Ogni metro di pellicola costava. Nei lavori di chi comincia oggi, noto invece molta casualità, non vedo il risultato di scelte consapevoli.
Il web consente a tutti di avere una platea: quale effetto può avere il confronto immediato e diretto con un pubblico?
Condividere esperienze comuni attraverso mezzi di distribuzione non appartenenti all'industria cinematografica, attraverso la rete, può produrre una "selezione della specie". Il confronto può aiutare a passare dalla casualità alla consapevolezza. Solo allora si avrà un autore.
A Venezia viene presentato in questi giorni il suo ultimo film, IL PAPA' DI GIOVANNA. Perchè ha scelto di raccontare questa storia?
Da alcuni anni avevo l'urgenza di mostrare un padre esemplare. Un padre che rimane tale di fronte a grandi prove. Un padre diverso da quello interpretato da Abatantuono ne LA CENA PER FARLI CONOSCERE. E diverso da quei padri che oggi fuggono dal loro ruolo.
La serata di premiazione è stata presentata da Carlo Pastori, attore brillante che si è cimentato in spassosi duetti con Avati e ha condotto la serata con grande mestiere. La giuria, composta da professionisti del settore, tra i quali citiamo Vito Sinopoli (Best Movie), Massimo Proietti (Universal Pictures International Italy) e Salvatore Petrosino (School of Visual Arts di New York) ha premiato i seguenti cortometraggi:
1) VODA di Gabriela Ilijeska - Macedonia
2) APARTMENT di Lauren Hoekstra - Italia
3) SESSO A MILANO di Sergio Rinaldi - Italia
Inutile dire che lo Zetaoscar sarebbe sicuramente andato a quest'ultimo titolo. Le tecniche di seduzione che un piccione meridionale mette in atto per conquistare le piccioncine di Piazza del Duomo a Milano sono veramente irresistibili.
Presidente Avanti, durante il Galà avete mostrato una selezione delle opere migliori e ne avete premiate tre. Ha dato prova di grande generosità nel trattare ogni filmato con attenzione e rispetto, dedicando un commento puntuale a ogni cortometraggio. Qual è il suo giudizio sulla serata finale del festival?
Abbiamo voluto premiare i lavori attraverso i quali passa un'identità, dietro ai quali si scorge un essere umano. Abbiamo premiato chi è stato indipendente, chi si è dimostrato autonomo dall'omologazione. Ogni identità ha una sua bellezza.
Avete scoperto dei nuovi registi?
Un autore si riconosce nel tempo. Se anche Bergman diceva che solo dopo aver realizzato sette film era riuscito a fare un lungometraggio che somigliava al film che voleva effettivamente fare, è molto difficile che si possa scoprire un autore autentico dopo un solo cortometraggio.
I costi contenuti di videocamere e computer consentono a chiunque di cimentarsi con il linguaggio cinematografico. Quali sono le sue riflessioni in merito?
In tutto il materiale che ho modo di vedere, realizzato con gli strumenti da lei citati, noto una grande dose di autoindulgenza. Si punta a dare il meglio di sè nei titoli di testa e nei titoli di coda. Ma l'importante è quello che sta in mezzo! Dobbiamo assolutamente uscire da un equivoco: non è quello il cinema. Quando ho cominciato io, prima di girare con la pellicola a 16mm, si valutava attentamente cosa si sceglieva di riprendere. Ogni metro di pellicola costava. Nei lavori di chi comincia oggi, noto invece molta casualità, non vedo il risultato di scelte consapevoli.
Il web consente a tutti di avere una platea: quale effetto può avere il confronto immediato e diretto con un pubblico?
Condividere esperienze comuni attraverso mezzi di distribuzione non appartenenti all'industria cinematografica, attraverso la rete, può produrre una "selezione della specie". Il confronto può aiutare a passare dalla casualità alla consapevolezza. Solo allora si avrà un autore.
A Venezia viene presentato in questi giorni il suo ultimo film, IL PAPA' DI GIOVANNA. Perchè ha scelto di raccontare questa storia?
Da alcuni anni avevo l'urgenza di mostrare un padre esemplare. Un padre che rimane tale di fronte a grandi prove. Un padre diverso da quello interpretato da Abatantuono ne LA CENA PER FARLI CONOSCERE. E diverso da quei padri che oggi fuggono dal loro ruolo.
La serata di premiazione è stata presentata da Carlo Pastori, attore brillante che si è cimentato in spassosi duetti con Avati e ha condotto la serata con grande mestiere. La giuria, composta da professionisti del settore, tra i quali citiamo Vito Sinopoli (Best Movie), Massimo Proietti (Universal Pictures International Italy) e Salvatore Petrosino (School of Visual Arts di New York) ha premiato i seguenti cortometraggi:
1) VODA di Gabriela Ilijeska - Macedonia
2) APARTMENT di Lauren Hoekstra - Italia
3) SESSO A MILANO di Sergio Rinaldi - Italia
Inutile dire che lo Zetaoscar sarebbe sicuramente andato a quest'ultimo titolo. Le tecniche di seduzione che un piccione meridionale mette in atto per conquistare le piccioncine di Piazza del Duomo a Milano sono veramente irresistibili.
1 commenti:
Dell'intervista mi ha colpito la parte"prima di girare con la pellicola a 16mm..ecc",certo il digitale dei giorni nostri permette di fare molte cose ma sono d'accordo sul fatto di inquadrare bene cio' che veramente si e' pronti a registrare e non qualsiasi cosa riteniamo interessante far vedere agli altri.
P.S. GRAN BEL COLPO NAGI
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